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C ontinuamente, usiamo la parola "Dio" per indicare la perfezione, la precisione con cui una cosa è fatta; la forza, la potenza che riscontrano in una nazione. Così quella tale rock-starr canta "da dio", e il calciatore tal-dei.tali ha fatto un gol "da dio"... ciascuno di noi fa qualche cosa "da diio": per esempio, guidare l'automobile: cosa che tutti gli altri fanno regolarmente da cani.Abituati a usare così la parola "dio", il nostro pensiero collega Dio con ciò che - secondo noi! - è preciso, perfetto, forte, potente, eccetera, eccetera.La Bibbia ci parla di Dio in un modo molto diverso da questo.A dire il vero, ci parla di Dio in molti modi, che qui non possiamo elencare tutti. Però associa sempre - mi pare - due idee: quella che Dio è forte e potente comenessun altro, e quella che Dio è amorevole e preoccupato per noi come nessun altro.
Il nome di Dio nell'Antico Testamento è "J H W H". Non sappiamo bene nè come si pronuncia (forse Jahvèh), nè che cosa significhi (forse : "Colui che è). Gli ebrei dicevono ADONAJ, "il Signore, come dicono ancora oggi".Tutto sommato, il termine che forse rende meglio l'idea è quello di "Padre".Gesù dice che possiamo chiamarlo Padre, un Padre non autoritario, ma pensare a lui come una persona di cui ci si può fidare, una persona su cui possiamo fare affidamento. Una persona che sà trovare del tempo per noi, una persona che non ci farà mai del male, e che all'occorenza sarebbe anche capace di cambiare vita, lavoro, città, abitudini, se questo fosse necessario per la vita dei suoi figli.
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